Una famiglia dell’Arkansas fa causa a Microsoft, EA, Activision e altri per aver permesso l’assuefazione ai videogiochi.

Una famiglia dell'Arkansas fa causa a Microsoft, EA, Activision e altri per aver permesso la dipendenza da videogiochi.

Una famiglia dell’Arkansas sta citando in giudizio una serie di aziende di videogiochi, tra cui Activision Blizzard, Microsoft ed Epic, accusandole di favorire l’assuefazione ai videogiochi nei minori.

Secondo quanto riportato da Insider Gaming (tramite GamesIndustry.biz), la denuncia è stata presentata il 30 ottobre. Una madre dell’Arkansas ha intentato la causa a nome del suo figlio, identificato nella denuncia come G.D. Secondo quanto affermato nella denuncia, G.D. passa più di una dozzina di ore al giorno a giocare ai videogiochi e ha speso migliaia di dollari per gli acquisti in-app. La causa reclama danni per lesioni correlate all’assuefazione di G.D. (dolore alle mani, spalle e gomiti), costi di assistenza sanitaria correlati, danni statutari e punitivi e spese legali.

La denuncia afferma 14 capi d’accusa, tra cui negligenza per non aver avvertito gli utenti delle qualità addictive dei giochi, inganno e violazione dell’Atto sulle Pratiche Commerciali Ingannevoli. Vengono citate varie tattiche che le aziende di videogiochi presumibilmente utilizzano per creare dipendenza nei minori, come la “rincorsa elastica” (rubber-banding), le casse del tesoro (loot boxes) e le transazioni pay-to-win.

La denuncia cita 16 brevetti che sostengono l’intenzione di indurre i minori alla dipendenza per il profitto. Tra i brevetti citati vi è un brevetto di messaggistica personalizzata di Activision, che utilizza i dati comportamentali dei giocatori per scrivere messaggi personalizzati che promuovono gli acquisti in-app, e un brevetto di EA che permette ai nuovi giocatori di acquistare bonus e protezioni in-game a prezzi più convenienti rispetto ai più esperti. Un brevetto non implica necessariamente che il materiale brevettato sarà direttamente implementato in un prodotto, ma la denuncia sostiene che “diversi brevetti gettano luce sulla monetizzazione innovativa dei videogiochi inventata per spingere gli utenti ad effettuare acquisti in-game”.

“Gli imputati hanno prodotto, pubblicato, promosso e venduto videogiochi, inclusi quelli giocati da G.D., che erano specificamente sviluppati e progettati dagli imputati per causare l’assuefazione sperimentata da G.D. e dagli altri utenti”, afferma la denuncia.

In un comunicato stampa, Tina Bullock, avvocato dello studio legale Bullock Ward Mason che rappresenta i querelanti, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “L’assuefazione ai videogiochi è un disturbo grave che cambia radicalmente la vita, sottraendo la vita dei bambini e disturbando le famiglie in tutto il paese. Genitori come me spesso pensano erroneamente che sia una loro mancanza quando il loro bambino diventa dipendente, ma attraverso questa causa legale vogliamo mettere in evidenza le azioni riprovevoli, l’inganno e la manipolazione di queste aziende ai danni dei nostri figli per il loro guadagno finanziario”.

Il comunicato stampa afferma anche che questa è la prima causa del suo genere e che “ne verranno depositate altre nelle prossime settimane”.